Probabilmente il caso del documentario "Uccidete la democrazia", di Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani, e' uno di quelli in cui gli studi teorici della teoria della probabilita', dell'analisi statistica di grandi sistemi e dei sistemi complessi possono dare un contributo importante. E' ben possibile infatti che un'analisi lucida delle motivazioni degli autori (terribilmente ben fondate da un punto di vista statistico, forse soprattutto grazie all'intuizione empirica di un giornalismo che ha visto molto) spieghi quanto sensato sia lanciare un allarme che indica una necessita' di controllo. Probabilmente in quella notte di scrutinio elettorale non e' accaduto nulla di improprio, e il fatto che dei segnali statistici sembrino suggerire il contrario e' un accidente; cercheremo pero' di spiegare nel seguito che questi segnali statistici hanno un valore di allarme solido e concreto, e, visto che la posta in gioco e' la nostra democrazia, ignorare un rischio anche molto piccolo sarebbe una grave omissione, sia per i giornalisti che hanno il dovere di segnalare sia per i controllori che hanno il dovere di stabilire i fatti veri. Tre argomenti importanti sono all'origine di questo punto di vista: la base del ragionamento e' nella rilevanza delle "fluttuazioni" che caratterizzano una serie di dati. Se giochiamo a poker qualche volta al nostro avversario sara' servita una coppia di sette, qualche volta (piu' raramente) un poker d'assi. Questa variabilita' intrinseca e' una delle legge fondamentali della causalita': se al nostro avversario viene servita sempre la stessa combinazione, un poker, dobbiamo rifletterci su. Procediamo con ordine. Il primo dei tre punti che spiegano quanto sensato sia l'approccio di Deaglio e Cremagnani e' il fatto che in molte situazioni, a parita' di investimento, un approccio statistico da' risultati piu' precisi che un approccio deterministico. Questo problema e' stato studiato, per esempio, nell'ambito dei censimenti. Vogliamo un quadro della situazione di tutti gli abitanti del nostro paese, e possiamo spendere per l'intera operazione soltanto una certa somma, diciamo cento milioni di Euro (o anche molto di piu'). In questo contesto si dimostra che, per ottenere un quadro preciso, e' conveniente un'analisi statistica. Si individua un campione ben scelto e non troppo grande (varie aree del paese, nord, sud, citta', campagne, zone di immigrazione e no) sulla base di accurati criteri scientifici, e si mandano i gruppi di ricercatori a studiare in grande dettaglio quel campione. Siccome nel campione c'e' un numero limitato di persone, si possono analizzare in grande dettaglio tutte le singole storie: tutte le famiglie possono essere rintracciate e intervistate. Questo sarebbe ovviamente impossibile a farsi per tutta una popolazione di, non so, sessanta milioni di persone. I risultati raggiunti con il primo metodo, se per esempio possiamo contare su mille intervistatori che lavorano per sei mesi, sono molto piu' accurati che quelli ottenuti con il conteggio totale. In sintesi, a volte guardare a informazioni statistiche da' informazioni piu' precise che provare a esaminare tutti i dettagli. Il secondo punto ci riporta alle fluttuazioni, e al loro ruolo importante nei sistemi. Pensiamo al lancio di un dado: se tiro un dado posso ottenere un numero che va da uno a sei con la stessa probabilita'. Il valore medio di un lancio e' quindi 3.5 (cioe' la somma dei numeri che vanno da uno a sei divisa per sei). Immaginiamo di avere una serie di lanci di dadi, e che venga detto che la media di questi lanci e' molto vicina a 3.5. Bene, potremmo pensare che questi dadi sono dei dadi onesti. Pero' poi, quando guardiamo piu' in dettaglio la serie, scopriamo che il dado e' sempre caduto sull'uno o sul sei. Solo uno e sei, mai due, mai tre... Questo in mille lanci. Il valore medio e' giusto, ma il dado e' ovviamente truccato. Questo perche' le fluttuazioni non sono quelle giuste: in una serie di dati il modo in cui i valori oscillano intorno al valore medio e' una caratteristica di grande importanza, e i test statistici standard per valutare l'onesta' di serie di numeri usano proprio le fluttuazioni. Proprio questo ci dice il nostro secondo punto: nel caso delle schede bianche nelle ultime elezioni politiche non solo e' cambiato il valore medio (e questo e' una dato da considerare, ma e' forse piu' facile da attribuire al momento politico) ma, notano benissimo Deaglio e Cremagnani, a occhio le fluttuazioni sono molto piccole. Ecco, se questo e' vero questo e' un segnale preoccupante (e il fatto che Deaglio e Cremagnani lo abbiano notato e' molto brillante). Non e' certo un fatto conclusivo, non e' certo un fatto che dimostra un teorema, ma certamente qualcosa che chiede a gran voce un'indagine piu' attenta. Il terzo punto serve a evitare una pericolosa tentazione. Potrebbe venir voglia di pensare che, certo, questo approccio statistico e' ragionevole e spesso anche ottimale, ma nel caso della comunicazione dei voti, in Italia, il sistema e' cosi' solido che il rischio e' nullo, il broglio del tutto impossibile, la rottura del sistema impensabile. La teoria della complessita' ci dice chiaramente che questo e' falso. La probabilita' di un difetto in un sistema complicato e' sempre presente, per quante precauzioni si prendano, anche se le ragioni del possibile disastro (in questo caso il broglio) sono ben nascoste. La questione e' stata studiata bene per esempio nel caso delle centrali nucleari: questi studi stabiliscono che rendere abbastanza piccola la probabilita' che ci sia un problema potenziale e' un compito praticabile ma molto molto duro. Pensiamo a un sistema in cui in sostanza, per accrescere il livello di sicurezza, tutto sia stato reso ridondante: la sicurezza del sistema si basa su due gruppi di motori identici, in due edifici diversi, con diverse proprieta' di resistenza a eventi sismici, o naturali, con sistemi duplicati per resistere a un attacco terroristico e cosi' via. Alla fine si trova che in un punto, in un solo punto, il doppio sistema di fili elettrici passava in un doppio sistema di tubi a un metro di distanza l'uno dall'altro, e che la la terra tra quei tubi era soffice, e che un topolino aveva la tana proprio li', e che era riuscito a rosicchiare entrambi i gruppi di fili, interrompendo entrambi i contatti nel giro di dieci minuti. Un disastro catastrofico! Ma come si poteva pensare addirittura a un topolino, e alla terra morbida che consentiva il passaggio? Un sistema complesso puo' sempre rompersi, ed e' non solo ragionevole ma meritorio spargere il dubbio su quello che un malintenzionato potrebbe combinarci. Insomma, il campanello d'allarme suona spesso invano. Si tratta in questo caso di un campanello che ha un ruolo importante e ha agito a proposito: certamente quella notte in Italia e' andato tutto bene, certamente nel caso di mille allarmi sara' andato tutto bene, ma la milleunesima volta solo l'allarme dei Deaglio di turno ci salvera' dalla catastrofe. Il procurato allarme e', quando si parla di centrali nucleari o di democrazia, un fondamentale salvavita: nessuno dovrebbe dimenticare questa evidente realta'. Enzo Marinari e' professore ordinario di fisica teorica all'Universita' di Roma "La Sapienza". Roma, 9 dicembre 2006 Una sintesi di questo commento e' pubblicata, insieme a osservazioni di Corrado Augias, a p. 24 di "La Repubblica" del sabato 9 dicembre 2006.
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