L'architettura futurista


Fin dai primi scritti programmatici e nelle prime rappresentazioni pittoriche  il futurismo aveva messo in primo piano la  metropoli contemporanea, il suo convulso dinamismo, i mezzi veloci che la percorrono: quello dell'architettura futurista era quindi un tema quasi congenito e indispensabile.

Architettura lineare, essenziale e funzionale, per una società dinamica. Non solo nuova idea di casa, ma di tutta una città. Nel 1914 Antonio Sant'Elia, giovane architetto di Como, simpatizzante del futurismo, partecipa alla mostra organizzata dal gruppo "Nuove Tendenze" e lì espone sedici disegni. I titoli delle opere sono significativi:
"Città nuova", "Centrali elettriche", "Casa nuova".

Partecipa alla mostra anche M.Chiattone, architetto futurista di ben minore complessità nelle motivazioni, nei metodi, nelle realizzazioni,  con i suoi disegni "Costruzioni per una metropoli moderna"; i suoi progetti sono spesso però solenni e freddi edifici di rappresentanza o di scontata destinazione funzionale.

Due anni dopo Sant'Elia pubblicava il Manifesto "L' architettura futurista", 11 Luglio 1916, Milano.

M. Chiattone, costruzioni per una metropoli moderna - 1914, Pisa"Sentiamo di non essere più gli uomini delle cattedrali, dei palazzi, degli arengari; ma dei grandi alberghi, delle stazioni feroviarie, delle strade immense, dei porti colossali, dei mercati coperti, delle gallerie luminose, dei rettifili, degli sventramenti salutari.
Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista simile ad un immenso cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, [...] La casa di cemento, di vetro, di ferro deve essere sull'orlo di un abisso tumultuante: la strada, la quale [...] sprofonderà nella terra per parecchi piani che accoglieranno il traffico metropolitano, e saranno congiunti, per i transiti necessari, da passerelle metalliche e da velocissimi tapis roulants".
Il problema delll'architettura moderna non è un problema di rimaneggiamento lineare[...]. Non si tratta di trovare nuove marginature di finestre e di porte, ma di creare di sana pianta la casa futurista [...] con ogni risorsa della tecnica, determinando nuove forme, nuove linee. L'archittettura futurista deve essere nuova come è nuovo il nostro stato d'animo."

Con queste affermazioni Sant'Elia (1888-1916) si avvicina dunque al modernismo europeo che precede la prima guerra mondiale, alla polemica contro le decorazioni plastiche e pittoriche, alla battaglia per l'impiego di nuovi materiali.
Ma va molto oltre, come si vede dai suoi visionari progetti di palazzi-città, di centrali elettriche, fabbriche, in cui spazio collettivo e spazio destinato alla vita individuale si intersecano e si integrano.
Le sue città non sono fatte per durare, il suo sogno è che ogni generazione costruisca ex-novo la propria città.

Sant'Elia, La citt› nuova - 1914Ci si pone il  problema della mancanza di un'architettura futurista compiuta. Sant'Elia era conscio della non realizzabilità immediata delle sue proposte e si muoveva con intenzionalità preminentemente propositiva, i suoi disegni della città nuova sono idee, progetti di destinazione ideologica, eseguiti all'interno di una provocazione utopica; ben diversi sono infatti sono i lavori eseguiti su commissioni in quegli stessi anni, legati alla sua attività professionale. La precoce morte in guerra di Sant'Elia, che allora aveva solo 28 anni , tronco' sul nascere la sua eccezionale inventiva.

Ma l'architettura del novecento sviluppo' molte di quelle tendenze che Sant'Elia aveva prefigurato, specialmente nell'urbanistica.  Negli anni '60 si cominciarono a realizzare in tutto il modo  quei grandiosi centri polifunzionali che Sant'Elia aveva immaginato,  le strade urbane con sottopassaggi e sopraelevazioni, ecc.
 
 




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