MODERNITA' |
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Nel
suo furore contro la tradizione, il futurismo vede con spontanea simpatia
"il gesto distruttore dei libertari" , ossia degli anarchici,
che erano le bestie nere dei benpensanti borghesi e come tali ovunque
perseguitati dal potere politico. In quel periodo in tutta Europa gli attentati
di stampo anarchico ai monarchie agli autocrati (come quelli dei populisti
russi) avevano enormemente colpito l'mmaginazione collettiva. In Italia
l'anarchico Bresci nel 1900 aveva ucciso il re Umberto I.
L'anarchico
incarna la sfida al potere e ai valori costituiti, la sovversione,
ed e' soprattutto questo aspetto dinamico, la pratica del gesto esemplare
e della violenza, che interessa i futuristi, mentre , paradossalmente,
i motivi sociali per cui gli anarchici si battono sono secondari o addirittura
indifferenti. Non a caso nel Manifesto
"il gesto distruttore dei libertari"è messo sullo stesso piano
del patriottismo e del militarismo.
Si
tratta quindi di una simpatia per il coraggio e l'estremismo, non per l'ideologia
classista e internazionalista dell'anarchia: di fronte alla guerra
mondiale i futuristi, come interventisti, si trovarono schierati contro
gli anarchici, che si rifiutavano di combattere "la guerra dei padroni"
e di uccidere proletari di altri paesi.
GUERRA
O RIVOLUZIONE?
parole
correlate: NAZIONALISMO,
LOTTA
La
guerra è un tema che ha una rilevanza particolare nell'immaginario
futurista. Una rilevanza concreta perché i futuristi non si limitarono
ad esaltare la guerra a parole, ma presero parte attivamente alla prima
guerra mondiale. La guerra si presenta per loro come lo sbocco
emblematico della conflittualità naturale che permea il mondo. Se
tutta la vita è lotta, rischio, se i futuristi amano
le sommosse e le rivolte che scuotono il vecchio ordine, per loro
la guerra, scontro massiccio, collettivo, è il momento
culminante di un dinamismo innovativo che investe e travolge interi popoli
e civiltà. Le attribuiscono il potere di rinnovare radicalmente
la storia e l'uomo, in modo quasi taumaturgico. Come già enunciato
nel manifesto di fondazione del 1910: "Noi vogliamo glorificare la guerra
- sola igiene del mondo - il militarismo..." E quattro anni dopo, più
esplicitamente: "La Guerra [...] è una legge della vita. Vita =
aggressione. Pace universale = decrepitezza e agonia delle razze. [...]
Soltanto la guerra sa svecchiare, accelerare, aguzzare l'intelligenza umana,
alleggerire ed aerare i nervi...", dice Marinetti nel manifesto
"In
quest'anno futurista" indirizzato agli "studenti d'Italia" e datato
29 settembre 1914, ripubblicato l'anno dopo nel volumetto Guerra sola
igiene del mondo (Edizioni Futuriste di "Poesia", Milano).
Per i futuristi
la guerra, come legge profonda della vita, è anche festa,
esuberanza vitale, profusione salutare di energie. Qui si situa l'attività
interventista e l'adesione convinta alle guerre che scoppiano in quegli
anni .
Quanto all'interventismo,
in una prospettiva d'innovazione della società, i futuristi lo condividevano
con gran parte della più inquieta giovane generazione europea; e
in questo si trovavano sul medesimo versante della pur minoritaria posizione
leninista, convinta della possibilità di trasformare la guerra imperialista
in guerra civile contro la borghesia.
Questo
e' uno dei punti fondamentali di ambiguita` del futurismo. Infatti
il rinnovamento sociale che i futuristi si augurano non è necessariamente
quello auspicato dai rivoluzionari marxisti, ai quali comunque li
unisce la radicalità e l'uso deliberato della violenza. I rivoluzionari
perseguono la giustizia sociale, mentre il rinnovamento cui aspirano i
futuristi è innanzitutto di natura estetica ("canteremo le maree
multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne"),
movimento fine a se stesso, indipendentemente dai contenuti. "Noi affermiamo
(...) come principio assoluto del Futurismo il divenire continuo e l'indefinito
progredire, fisiologico ed intellettuale dell'uomo." (Guerra sola igiene
del mondo,cit.)
Il fatto stesso di
porre su uno stesso piano, nel Manifesto del futurismo," le grandi folle
agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa" mostra che quello
che sta più a cuore al futurismo è il dinamismo in quanto
tale. Se le folle scendono in piazza per scontrarsi con la polizia o si
scatenano nelle sale da ballo, da un punto di vista futurista in
prima approssimazione è equivalente.
Così se i futuristi
possono apprezzare tanto le guerre come le rivoluzioni, per il
violento impulso che esse imprimono alla storia, i marxisti invece
giudicano i diversi movimenti politici in funzione degli obiettivi
proposti.
Il futurismo poté
quindi avere esiti politicamente opposti in Russia e in Italia, saldandosi
in un caso alle correnti più radicali di rinnovamento dal basso
della società, nell'altro confluendo invece sulle posizioni
del fascismo, anzi contribuendo a determinarlo.
Vedremo poi più
approfonditamente come si articola la differenza tra punto di vista futurista
e punto di vista marxista, in relazione alla guerra e allo scontro politico
in generale.
INNOVAZIONE
vedi
anche: TECNICA
La
lotta dei futuristi è innanzi tutto contro il passatismo. In Italia
questo rifiuto della tradizione non si limita alla tradizione accademica,
ma significa inevitabilmente polemica con la Chiesa cattolica e anti-clericalismo.
L'innovazione
culturale è strettamente collegata all'innovazione tecnologica che
dilaga in ogni campo e si avvale a sua volta di strumenti tecnici accuratamente
determinati.
Ad
esempio in letteratura il verso libero, la distruzione della sintassi,
le
parole in libertà e l'immaginazione senza fili; in pittura
l'uso di linee di forza, il complementarismo, la compenetrazione dei piani.
Sono strumenti studiati per sconcertare e creare effetti sconosciuti all'arte
del passato.
INTERNAZIONALISMO
parole
correlate: NAZIONALISMO
Il
futurismo fin dalle origini volle proiettarsi al di fuori dei confini nazionali.
Non
è un caso che il Manifesto del futurismo uscì in francese
su "Le Figaro" allo scopo di imporsi immediatamente all'attenzione europea
e mondiale.
I
toursdi
Marinetti per l'Europa (Russia compresa) perseguono lo stesso scopo di
diffondere il futurismo come estetica della modernità, che come
tale travalicava i confini nazionali; ed effettivamente i moduli futuristi
penetrarono molto rapidamente in tutte le società moderne, in termini
relativamente omogenei.
Con
la loro presenza attiva contemporaneamente nelle più diverse situazioni
locali, i futuristi puntavano a realizzare una vera e propria simultaneità
culturale.
Questa
dimensione intrinsecamente internazionale, antiprovinciale prevale a volte
sul patriottismo nazionalistico e spiega il successo del futurismo all'estero.
Qui emerge una delle ambiguità fondamentali del movimento, che in
Italia, come è noto, prese posizioni politiche drastiche in
senso nazionalistico.
LOTTA
parole
correlate: INNOVAZIONE, ANARCHIA,
GUERRA
O RIVOLTA?, NAZIONALISMO
"Non vÌè più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere considerato un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti allÌuomo" (dal Manifesto futurista del 1909)
Nella
visione futurista del mondo, la lotta è affermazione dell'energia
contro tutto ciò' che è inerte (passività, materia
bruta) e le fa resistenza. Quanto piu' il mondo invecchia,
tanto più il passato s'accumula e pesa come un macigno, tanta più
lotta è neccessaria a ciò che è nuovo e vivo per emergere.
Soltanto la lotta dà al mondo un avvenire. Per questo
non è tanto una dura necessità , quanto un valore morale
ed estetico.
Alla
lotta sono collegati i valori futuristi di "coraggio", "audacia",
"ribellione", spericolatezza, anzi, "amore per il pericolo".
La
lotta non può indietreggiare di fonte a nessun mezzo, la violenza
le è connaturata. "Noi vogliamo esaltare ...lo schiaffo e il
pugno". Per il futurismo la violenza non è un male, magari necessario:
è la sola reazione sana e risolutiva, addirittura entusiasmante,
al torpore mortale dell'inerzia e della rassegnazione. " Noi lanciamo
per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria",
proclama Marinetti nel suo programma. Il futurismo sente troppo pesantemente
l'oppressione del passato per aver fiducia nei movimenti lenti, nell'evoluzione
graduale; è una visione semplificatrice e impaziente dell'esistenza;
vuole troncare gli indugi, gli invischiamenti. Crede nel valore rigenerante
delle esplosioni e si affida, abbastanza ingenuamente, all'effetto
liberatorio delle esperienze di rottura.
Questo
è vero anche per l'arte, che è l'ambito privilegiato in cui
i futuristi lottano per l'esistenza e per il sopravvento: "L'arte (...)
non può essere che violenza, crudeltà e ingiustizia",
insiste
Marinetti nel Manifesto del 1909.
LUCE
parole
correlate: VELOCITA'
"Noi
ci proclamiamo signori della luce" (dal...)
La
luce rappresenta la forma più pura di energia e il limite
estremo della velocità ed è quindi al centro dell'immaginario
futurista. Se gli effetti di luce sono tra i temi ricorrenti della
letteratura futurista, ovviamente è soprattutto nelle
arti visive che l'interesse per la luce è dominante: non più
per captare le atmosfere en plein air come nell'impressionismo,
ma proprio per il suo dinamismo energetico (per questo i pittori futuristi
dedicano un particolare attenzione alla luce artificiale).
"Il
moto e la luce distruggono la materialità dei corpi", dice il
punto 4 del Manifesto tecnico della pittura futurista. E i pittori si concentrano
a compiere sotto i nostri occhi la scomposizione e compenetrazione degli
oggetti, per l'azione simultanea della luce e della velocità. Insieme
alla rappresentazione del movimento, lo studio della luce e dei suoi
effetti calamitano l'attenzione dei pittori futuristi.
Balla
è affascinato dalla luce che è uno dei soggetti fondamentali
della sua pittura sia figurativa che astratta; è proprio inseguendo
uno studio della luce che Balla realizza alcunidei primi quadri puramente
astatti del secolo: la serie delle "Interpenetrazioni iridescenti"
(1913).
Al di là delle singole macchine che eccitano i futuristi (le motociclette, le automobili e gli aerei), la Macchina rappresenta di per sè l'oggetto simbolico fondamentale del futurismo, la cifra della modernità. I futuristi prerdiligono ciò che è artificiale a ciò che è naturale, contrappongono le "lune elettriche" al chiaro di luna, arrivano a sentire la macchina come un essere vivente ("le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi" - dal Manifesto futurista del 1909), anzi addirittura senziente, dotato di personalità, e viceversa vedono gli esseri viventi come ingranaggi e meccanismi animati: il corto circuito tra ciò che è vivente e ciò che è meccanico, inorganico, è caratteristico delle metafore futuriste e le identifica a colpo sicuro.
La macchina non è vista sotto l'aspetto utilitaristico ed economico ma piuttosto come creatura dell'immaginazione inventiva, a sua volta creatrice di nuove percezioni e di nuove immagini; non è contrapposta alla vita ma potenzia enormemente la vitalità dell'uomo. La macchina è incapace di amare, ma non è per questo meno viva e vitale. Alla passione per la macchina fa da contrappunto un certo fastidio per il mondo organico e naturale, un disprezzo per la carnalità (anche la Luna è carnale!) che nasconde un atteggiamento inconsciamente puritano (si veda il libello antiromantico di Marinetti "Uccidiamo il chiaro di luna" del 1909).
In
un suo testo fondamentale, "L'Uomo moltiplicato e il Regno della
macchina" (1915), che fa parte di "Guerra sola igiene del mondo" (1917),
Marinetti preconizza esplicitamente l'avvento di un'umanità meccanica,
e la sostituzione dell'amore per la Donna con l'amore per la Macchina.
"Bisogna
dunque preparare l'imminente e inevitabile identificazione dell'uomo col
motore, facilitando e perfezionando uno scambio incessanted'intuizione,
di ritmo, d'istinto e di disciplina metallica (...)noi aspiriamo alla creazione
di un tipo non umano, che nel quale saranno aboliti il dolore morale, la
bontà, l'affetto e l'amore, (...), soli interruttori della nostra
possente elettricità fisiologica. (...) Il tipo non umano e meccanico,
costruito per una velocità onnipresente , sarà naturalmente
crudele, onnisciente e combattivo."
Si
tratta, come si vede, di una fantasia ibrida, (questo tipo umano
non è un robot eterodiretto, ma è dotato di sensibilità
e sentimenti adeguati alla sua natura d'acciaio e alla sua "elettricità
fisiologica"); Il risultato è una specie di vitalismo meccanicistico
o viceversa di meccanicismo vitalistico:(Marinetti parla ad esempio di
"fiuto
metallico", ibidem), in cui l'erotismo è diretto alla bellezza
tutta energetica delle macchine, dell'acciaio e dell'elettricità,
felicemente estranea alle debolezze della carne, e la sensualità
umana si modella invece su un comportamento automatico: "contatti rapidi
e disinvolti" strettamente funzionali alle necessità fisiologiche,
"come
il bere e il mangiare", un mangiare per di più senza pepe né
spezie. Il bello della macchina è che si risolve tutta nella propria
funzione, è fatta per l'azione, e solo per quello, senza inutili
residui, sbavature e pesi morti sentimentali.
La metropoli, luogo privilegiato della modernità, luogo di scontro e, di tensioni; e dunque la folla, la strada, la vita sociale, la tensione politica. E' la città moderna protagonista dell'undicesimo enunciato del manifesto stesso. "Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli..." La città moderna è specificamente esaltata come luogo di sollecitazione immaginativa l'anno dopo nel "Manifesto dei pittori futuristi": "possiamo noi rimanere insensibili alla frenetica attività delle grandi capitali, alla psicologia nuovissima del nottambulismo, alle figure febbrili del viveur, della cocotte, dell'apache e dell'alcolizzato?" Traguardo verso il quale si muoveva lo scarto utopico presente nelle proposte di Sant'Elia. "Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista simile ad un immenso cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, e la casa futurista simile ad una macchina gigantesca" ("L'architettura futurista", 1914, in "Lacerba" del 1° agosto).
I progetti architettonici
futuristi configurano, in una proiezione che allora era
ancora sostanzialmente utopica (ma sarà raggiunta dalla progettualità
megastrutturale degli anni Sessanta), il paesaggio urbano della metropoli
moderna: città dei grandi nimeri, cantiere in continua
trasformazione, luogo della moltiplicazione degli scambi, della polifunzionalità.
Il luogo che per eccellenza ci fa vivere in presa diretta la simultaneità.
Da
sempre patriottico e militarista, ma venato inizialmente di simpatie anarcoidi
e socialiste e insofferente di barriere provinciali, il futurismo
slitta rapidamente verso il nazionalismo aggressivo, su un piano inclinato
che coinvolge tutta l'Europa e che sfocerà, dopo la prima guerra
mondiale, nel nazionalsocialismo.
Il conflitto
è centrale tanto dal punto di vista marxista che da quello futurista.
Ma la natura del conflitto è vista dai futuristi in
termini profondamente diversi; non è più
lotta all'interno di ogni nazione tra classi portatrici di interessi
contrapposti. La lotta di classe si sposta, diventa lotta tra
nazioni povere e proletarie nazioni ricche e padrone. Quindi il motore
della storia non è più il conflitto sociale, ma la guerra
"sociale" tra nazioni. Anzi tra razze e popoli
che incarnano diverse concezioni dell'esistenza, innovatrici o conservatrici.
Si veda il diagramma del conflitto mondiale ("Sintesi futurista della guerra")
realizzato da Carrà: da una parte i "popoli poeti",
- tra questi l'Italia, cui vengono attribuite "tutte le forze e tutte
le debolezze del genio" - dall'altra "i loro critici pedanti";
insomma le nazioni dotate di "genio creatore" si battono contro
la "cultura tedesca", alla quale vengono attribuite razzisticamente
un numero impressionante di qualità morali e intellettuali negative,
a cominciare dalla "cretineria"(che accomuna Austria e Germania)
fino al "sudiciume" e la "ferocia" (Austria) o alla "goffaggine"
e la "brutalità" (Germania) mentre la Turchia viene definita
semplicemente "uguale a zero". Al posto dell'economia, il fattore
trainante della storia torna ad essere insomma il carattere innato dei
popoli, secondo i più vieti pregiudizi ereditati dal passato, in
contrasto con le tendenze antinaturalistiche e antitradizionaliste pure
presenti nel movimento futurista.
SIMULTANEITA'
parole
correlate: VELOCITA', INTERNAZIONALISMO
La simultaneità
è figlia della modernità, è la sua espressione più
tipica.
L'enorme espansione
delle reti di comunicazione, la velocità crescente dei trasporti
rendono simultaneamente presenti oggetti distanti e praticamente contemporanei
eventi discontinui.
La simultaneità è un concetto chiave per tutto il primo Novecento, dai punti di vista più diversi: nel 1922 Bergson le dedicò un saggio celebre: "Durée et simultaneité: à propos de la théorie d'Einstein". In psicologia la simultaneità fu studiata in particolare da C.G.Jung.
La sensibilita' futurista
fu tra le prime a "scoprire" la simultaneità e a sintonizzarsi sulla
sua lunghezza d'onda.: attenzione ramificata a tutta la realtà
circostante, percezione in uno stesso istante del vicino e del lontano,
di sensazioni attuali, di memorie, di fantasie; interferenza dei
sensi tra loro, intreccio di parola-suono-materia-immagine...
Dinamismo e simultaneità sono, per i futuristi, intimamente correlati. "Ormai nella nostra epoca di dinamismo e di simultaneità non si può separare una realtà qualunque dai ricordi, affinità o avversioni plastiche che la sua azione espansivaevoca simultaneamentein noi e che sono altrettante realtà astratte, points de repère, per raggiungere l'azione totale della realtà in questione", afferma Severini nel suo già ricordato manifesto composto nel 1913.
Boccioni nel 1914 dedica alla simultaneità il sedicesimo capitolo del suo "Pittura scultura futuriste" (Dinamismo plastico). "La simultaneità è per noi l'esaltazione lirica, la plastica manifestazione di un nuovo assoluto: la velocità; di un nuovo e meraviglioso spettacolo: la vita moderna; di una nuova febbre: la scoperta scientifica.[...] Simultaneità è la condizione nella quale appaiono i diversi elementi che costituiscono il dinamismo. E dunque l'effetto di quella grande causa che è il dinamismo universale. E' l'esponente lirico della moderna concezione della vita, basata sulla rapidità e contemporaneità di conoscenza e di comunicazioni. " (Scritti editi e inediti, cit., pp.175-176).
Sul piano letterario l'obiettivo della simultaneità era stato lanciato esplicitamente da Marinetti già nel manifesto "Distruzione della sintassi - Immaginazione senza fili - Parole in libertà", datato 11 maggio 1913. La "rivoluzione tipografica" ideata da Marinetti deve permettere appunto di cogliere in modo anche visivo, e non solo uditivo o mentale, la valenza espressiva verbale, quindi realizza una forma di rappresentazione simultanea, su registri diversi. "Ho ideato inoltre il lirismo multilineo - scrive Marinetti - col quale riesco ad ottenere quella simultaneità lirica che ossessiona anche i pittori futuristi, lirismo multilineo, mediante il quale io sono convinto di ottenere le più complicate simultaneità liriche. Il poeta lancerà su parecchie linee parallele parecchie catene di colori, suoni, odori, rumori, pesi, spessori, analogie".
Ma già in "La
pittura futurista - Manifesto tecnico", datato 11 aprile 1910, la simultaneità
era presentata come compenetrazione dinamica di spazi e oggetti interferenti
tra loro nella percezione dell'osservatore:"Lo spazio non esiste
più: una strada bagnata dalla pioggia e illuminata da globi elettrici
s'inabissa fino al centro della terra. Il Sole dista da noi migliaia di
chilometri; ma la casa che ci sta davanti non ci appare forse incastonata
dal disco solare? Chi può più credere all'opacità
dei corpi, mentre la nostra acuita e moltiplicata sensibilità ci
fa intuire le oscure manifestazioni dei fenomeni medianici? Perché
si deve continuare a creare senza tener conto della nostra potenza visiva
che può dare risultati analoghi a quelli dei raggi X?"
Tre anni dopo, Soffici,
nel suo articolo "La pittura futurista", pubblicato in "Lacerba" del 15
dicembre 1913, spiega : "I futuristi proclamano che una sintesi pittorica
può essere formata non dai soli aspetti della realtà contenuti
nel campo visivo di chi guarda un motivonaturale, ma che in essa possono
entrare come elementi integranti di suggestione tutti gli aspetti circostanti
o lontanissimi nel tempo e nello spazio." E ancora più chiaramente
dirà nel 1920:
"L'opera non è
(...) l'espressione di una sensazione unica, e nemmeno di un gruppo di
sensazioni presenti e attuali, ma un flusso, un tessuto di sensazioni diffuse
concentricamente intorno al punto geniale espressivo - il creatore - connaturato
alla casualità dell'attimo e del luogo in cui si opera l'atto creativo.
Esempio: La scatola di cerini che ho davanti a me si lega, come immagine,
a un mio pensiero sul mondo, a una memoria amorosa, e questa alla campagna
serale che vedo dalla finestra, strettamente complementare del titolo nero
del Corriere della Sera. (...) Generalmente un'opera d'arte è
sempre stata imbastita sopra un ÏmotivoÓ (pittorico, letterario) che era
una porzione del reale ritagliata nello spazio o nel tempo e inquadrata
a sé. L'opera d'arte simultanea consisterà invece in un flusso
di sensazioni, senza ÏmotivoÓ unico, e senza quadro" (in "Archivi del
futurismo", cit.
vol. I, p. 585).
Anche se i futuristi non lo riconoscono espressamente, la loro attenzione, al di la' del dinamismo fisico, ai processi mentali per cui le immagini si associano istantaneamente tra loro in modo apparentemente illogico e imprevedibile, il porre al centro della propria opera il flusso di coscienza, devono molto alle suggestioni della psicoanalisi, ormai ampiamente divulgate (dinamica psicologica, catene associative, azzeramento delle differenze spazio-temporali nell'inconscio, ecc.)
Opere esemplari
di arte simultanea sono state realizzate da Boccioni (in particolare
"Dinamismo di un corpo umano", 1913, e "Sviluppo di una bottiglia nello
spazio", 1912), Balla, (anche come paroliberista), Severini (pastelli,
studi di danza), Carrà (alcune scomposizioni d'oggetti),
Soffici ("Scomposizione di piani plastici", 1913), Prampolini (ad
es. "Natura morta", 1915-16), e da Marinetti medesimo, come paroliberista.
La velocità è il dato più immediato che caratterizza il mondo contemporaneo, agli occhi dei futuristi. Comunicazioni e mezzi di trasporto accelerano continuamente, e questo cambia strutturalmente non solo l'ambiente, sia urbano sia naturale, ma la percezione della realtà ambientale. La velocità delle macchine brucia le distanze, accelera le sensazioni, essenzializza la sensibilità aprendole nuove prospettive. Un celebre enunciato, il quarto, del manifesto del 1909, suonava: "Noi affermiamo che la magnificenza dei mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa...". Alla velocità Marinetti, nel manifesto "La nuova religione-morale della velocità", datato 11 maggio 1916, attribuisce addirittura un valore morale oltre che estetico: "La velocità, avendo per essenza la sintesi intuitiva di tutte le forze in movimento è naturalmente pura.La lentezza, avendo per essenza l'analisi razionale di tutte le stanchezze in riposo, è naturalmente immonda."
E l'esperienza della
velocità cambia la visione del mondo, il senso delle proporzioni,
la configurazione dei rapporti tra le cose , crea o rivela la simultaneità
degli eventi, insomma introduce una nuova nozione di spazio e di tempo,
.
Nel 1920, nel suo
"Primi principi di una estetica futurista" (Vallecchi, Firenze,
1920), Soffici spiegava: "Cominciamo col dire che le misure stesse
sulle quali si ordinano le sensazioni e i pensieri - lo spazio e il tempo
- si trovano per noi consapevolmente alterate. Lo sviluppo formidabile
della velocità negli spostamenti da un punto all'altro della terra
e dell'aria ha prodotto un tale effetto; ed è un fatto che, per
chi corre o vola fulmineamente in automobile o in aeroplano, la sua nozione
delle distanze e della durata differisce molto da quella che potevano averne
gli uomini del passato. Dal che deriva che le stesse dimensioni del globo,
stabilite - psicologicamente - sulla lunghezza dello sforzo necessario
a misurarne l'estensione, si trovano oggi ridotte in modo considerevole;
e ciò non senza una correzione sensibile delle idee fondamentali
relative al mondo; e persino dei concetti della metafisica" (in "Archivi
del futurismo", cit. vol. I, p. 582). Non dimentichiamo che Einstein aveva
teorizzato (nel 1905) che la velocità della luce fosse indipendente
dal sistema di riferimento, dimostrando che questo implicava l'assenza
di uno spazio e di un tempo assoluti, per cui le loro misure erano puramente
relative, cioè dipendenti dall'osservatore. In questo quadro la
velocità della luce, essendo assoluta, risulta anche essere la massima
raggiungibile da un corpo, e si presenta dunque come la velocità-limite.
Sono concetti che
colpiscono l'immaginazione e che rapidamente si divulgano fuori dell'ambiente
scientifico, prima nell'ambito filosofico e poi tra gli intellettuali
che li recepiscono in forma spesso orecchiata e approssimativa.
Per Marinetti, che non studia la fisica moderna ma assorbe come una spugna il clima della sua epoca, la velocità - non la velocità assoluta della luce, ma la velocità in quanto tale, indeterminata, che incalza in tutti gli aspetti della vita moderna - si sostituisce all'assoluto, diventa l' assoluto dei nostri tempi: "Noi viviamo già nell'assoluto, perché abbiamo creato la velocità onnipresente" (Manifesto del 1909). E Boccioni nel 1914 parla di "un nuovo assoluto: la velocità" ("Pittura scultura futuriste - Dinamismo plastico").
I futuristi sono affascinati
dall'impresa di tradurre in immagini la sensazione fisica, per loro
così decisiva, della velocità, e ci si sono cimentati in
un gran numero in dipinti, alcuni dei quali celebri, (ad es. "Bambina
che corre sul balcone", 1912, di Balla, "Velocità di motocicletta"
, 1913, di Boccioni, "Il ciclista", 1916-17 c., di Sironi), con procedimenti
sulle prime più analitici, poi sintetici, in un processo d'essenzializzazione
analogo - e connesso - a quello che ha portato alla configurazione aerodinamica
dei veicoli. Si vedano opere come "Treno partorito dal sole",
di
Depero (1924), e "La corsa" per "Trittico della velocità", di Dottori
(1926).