Nei primissimi anni del Novecento in Russia si erano
sviluppate molte correnti poetiche di avanguardia, che seguivano con interesse,
ma anche con autonomia, i movimenti culturali dell'Europa occidentale.
In particolare il simbolismo russo aveva raggiunto risultati poetici di
grande valore e aveva preparato in letteratura un terreno su cui il futurismo
poteva facilmente attecchire, come avvenne nel resto d'Europa.
Già nel 1905 la rivista letteraria simbolista
di Marinetti, "Poesia", era letta in Russia e promuoveva scambi letterari
tra i due Paesi.
Così non stupisce che tra il 1909 e il 1910
comparvero su riviste russe molti articoli sul futurismo italiano. In quegli
stessi anni Balla espose le sue opere in quattro città russe. Nel
1911 e poi nel 1912 vennero in Italia diversi artisti cubisti
russi che cominciavano a essere contagiati dal futurismo ( si consideravano
dei cubofuturisti), tra cui Kamenskij intenzionato a imparare "l'arte futurista
del pilotaggio". Nel 1911 era uscita in francese una ampia raccolta
di manifesti futuristi che rese accessibili a un largo pubblico in Russia
le teorie di Marinetti e compagni.
In quel periodo in Russia fervevano molti sperimentalismi
letterari, specie intorno al poeta Chlebnikov, straordinariamente dotatato
nel valorizzare le possibilità espressive del linguaggio al di là
del significato più ovvio, giocando sui vari echi presenti
simultaneamente nelle parole, sulla traccia delle assonanze, con creazione
di neologismi, linguaggio infantile asemantico, ecc. Su un piano
di ricerca strettamente formale, antiaccademica, i russi erano molto avanzati.
Tuttavia la loro ricerca del nuovo non era
proiettata in special modo sul moderno, inteso nel senso di modernismo
tecnologico. In Russia la necessità di un rinnovamento radicale
della società e delle sue strutture era sentita in modo
acutissimo, molto più che in Italia; d'altra parte però
l' intellighenzia russa già da decenni era attraversata da
un dibattito assai aspro tra chi proponeva di adeguarsi alle conquiste
dell'Occidente e chi invece sosteneva la necessità di non snaturare
la cultura slava, di restare se stessi e trovare una propria via. Anche
le avanguardie spesso erano diffidenti di fronte a un accoglimento acritico
dei modelli occidentali e spesso, nella loro ansia di innovazioni drastiche,
anche eversive, preferivano rifarsi a remote e spesso fantasiose radici
preistoriche e precristiane (vedi il primitivismo di pittori come Gonciarova
e Larionov e la musica di Stravinskij). Ad esempio il gruppo Gileja
di Mosca (di cui fece parte Majakovskij), fondato nel
1911 dai pittori Kamenskij e Burljuk, prese il nome russo della Scizia,
ossia delle pianure sarmatiche abitate, ai tempi di Erodoto,
da popolazioni che lo storico greco considera barbare e semiselvagge.
Quindi è comprensibile che Marinetti abbia incontrato
forti resistenze nel farsi riconoscere la paternità del futurismo
da molti artisti russi, i quali sottolineavano le loro differenze
e divergenze e facevano valere la priorità di loro ricerche autonome
in direzioni percorse anche dal futurismo italiano.
In realtà, come ha dimostrato lo studioso russo
Markov, l'influenza del futurismo italiano fu precoce e molto più
forte e diretta di quanto si volesse ammettere. Nel 1910, quando uscì
l'eccentrico almanacco di Burjuk, Kamenskij, Chlebnikov e altri, che alcuni
considerano l'atto di nascita dei futuristi, le idee marinettiane
circolavano in Russia già da un anno, anche se gli autori dell'almanacco
forse non ne avevano conoscenza diretta. Ma alla fine del 1912,
quando il futurismo russo viene alla ribalta esplicitamente, e il gruppo
degli Sciti, dopo mesi di provocazioni pubbliche, stampa il
suo programma collettivo il celebre "Schiaffo al gusto del pubblico",
l'influsso
del futurismo marinettiano è ormai evidente e innegabile. D'altra
parte secondo Majakovskij, è allora e non prima che nasce il futurismo
russo.
Certo in Russia il futurismo fu accolto più criticamente che in altri paesi d'Europa, da parte di artisti che già per conto loro avevano tentato sperimentazioni affini, e che mantennero comunque delle tendenze particolari e un'inventiva propria. Ad esempio le audacie linguistiche e grafiche di alcuni di loro continuarono ad associarsi a un voluto primitivismo che era impensabile da noi.
Il nome "futurismo" fu adottato per la prima volta
in Russia da artisti di Pietroburgo, i cosiddetti egofuturisti, che pur
frequentando ecletticamente anche certi temi marinettiani, in realtà
esaltavano l'individualismo in chiave quale filosofia del futuro.
Su tutt'altra sponda si collocavano gli artisti di Gileia,
(i cosiddetti cubofuturisti), che si fregiarono del titolo di
futuristi a partire dal 1913, si scontrarono con gli egofuturisti in feroci
polemiche, tra il 1912 e il 1914.
I futuristi moscoviti sentivano moltissimo la collettività
e il movimento organizzato. Nel 1913 la stampa parlò molto
di loro, che si esibivano in eventi accuratamente preparati per le strade
di Mosca, dove con vestiti sgargianti e facce dipinte che scandalizzavano
i borghesi declamavano i loro versi in mezzo ai passanti. Tra il 1913 e
il 1914 Majakovskij, Burljuk e Kamenskij intraprendono un giro propagandistico
che tocca diciassette città della Russia. Alla fine del 1913 , (dopo
che le idee di Marinetti sul teatro erano state presentate sulla rivista
teatrale "Maski"), si rappresentano a Pietroburgo le prime opere teatrali
futuriste.
In generale, la poetica di Marinetti e dei suoi amici
era ben conosciuta in Russia, e se ne discuteva il pro e il contro con
molta vivacità. Sulle sue teorie i futuristi russi erano divisi.
C'era chi, come Chovin, considerava Marinetti più genuino e ribelle,
e chi, come Krucenic, lo considerava puerile e persino sorpassato.
Majakovskij
attaccò Marinetti nel 1913, sostenendo l'indipendenza del futurismo
russo da quello italiano e criticando le sue onomatopee, e Marinetti rispose
con una lettera inviata alla stampa russa. L'anno dopo Marinetti arrivò
a Mosca, invitato a tenere una serie di conferenze e scatenando polemiche
non solo tra i benpensanti, ma soprattutto tra le avanguardie. Il pittore
primitivista Larionov voleva accoglierlo con uova marce, il poeta Scerscenevic,
il più ortodosso dei futuristi russi, lo difese veentemente; Burljuk
e Kamenskij si ribellarono al tono paternalistico di Marinetti e lo sconfessarono;
stavolta Majakovskij lo difese e sottolineò il parallelismo tra
futurismo italiano e quello russo, per poi polemizzare aspramente col programma
politico di Marinetti e col suo bellicismo, da un punto di vista cosmopolitico.
Addirittura Chlebnikov, il poeta della "trasparente oscurità", grandissimo
innovatore del linguaggio, ma decisamente antioccidentale, ruppe con gli
altri del gruppo
Gileja, colpevoli a suo parere di essere
stati troppo benevoli con Marinetti. Seguirono un'infinità di articoli
e di interventi, componimenti, libri futuristi e sul futurismo.
Complessivamente a Marinetti non riuscì di
includere i russi in un fronte futurista unitario. Molti futuristi russi
lo consideravano troppo superficiale e grezzo, quasi ingenuo nei suoi espedienti
verbali. Marinetti viceversa contestava lo pseudofuturismo di quegli artisti
che erano rivolti più all'arcaismo delle origini che all'avvenire,
e trovava troppo filosofica l'impostazione di quelli che propugnavano il
transmentalismo
(zaum'), che si può considerare una versione del simultaneismo
in una forma molto più complessa e sofisticata. Per i transmentalisti
la Parola in quanto tale non si esaurisce nei significati della comunicazione
esplicita; se l'arte si limita a trucchi verbali semplicemente esteriori,
adottati per piegare il linguaggio ai nostri fini, non ne rivela la potenza
trasformatrice della realtà. Inseguire la parola è un avventura
imprevedibile, un viaggio tra coscienza e inconscio: non si può
ridurre la poesia a un officina di montaggio e smontaggio di enunciati,
sia pure transgressivi, secondo un prontuario di accorgimenti tecnici.
La lingua esprime al di là di quanto noi vogliamo farle esprimere.
Bisogna saper ascoltare le parole, i suoni, contemplare i segni, perché
possano creare linguaggio, dandoci una nuova comprensione della realtà:
le parole sprigionano echi, chiamano nuove parole. Le possibilità
espressive e simboliche di un singolo suono, anche di una singola
lettera, di per sé apparentemente insignificante, si rivelano
enormi, solo che se ne coltivi la consapevolezza. Marinetti era incuriosito
dalle possibilità innovative di questa poetica, e ne fu forse suggestionato,
ma tutto sommato giudicava che i transmentalisti fossero troppo simbolisti,
e troppo immersi nel vertiginoso abisso della lingua, un abisso che si
perdeva nella notte dei tempi. Il loro atteggiamento contemplativo gli
sembrava del tutto estraneo al ritmo serrato della vita moderna.
Comunque, nonostante tutte le polemiche, la Russia fu
inondata in quegli anni da una serie di opere letterarie, teatrali,
pittoriche, perfettamente rispondenti ai canoni del futurismo. Secondo
Bergman, fu Majakovski l'artista russo più vicino al futurismo
internazionale d'ispirazione italiana. Tuttavia Majakovski aveva una tale
personalità poetica e una tale forza inventiva che interpretò
il futurismo nel modo più libero, al di fuori degli schemi di scuola,
e inoltre saldò il suo impegno artistico alla causa della rivoluzione
dei soviet, su un versante politico completamente opposto a quello del
futurismo italiano.
AVANGUARDIE ARTISTICHE RUSSE
COLLEGATE AL FUTURISMO
Raggismo: Movimento pittorico sorto nel 1909 per opera di Larionov e Gonciarova. |
Suprematismo: Movimento
artistico sorto in Russia intorno a Malevitch, che nel 1915 ne redige,
con la collaborazione di Majakowskij ed altri, il manifesto programmatico.
Il Suprematismo si fonda sulla "supremazia della pura sensibilità
nell'arte": un'arte cioè totalmente distaccata dalla realtà
naturale, quindi dalla rappresentazione dell'oggetto, che perde ogni significato.
"La sensibilità è l'unica cosa che conti", scrive Malevitch, "ed essa viene espressa per mezzo di forme assolute: il rettangolo, il triangolo, la cerchio, la croce." |
Costruttivismo: Movimento
artistico fondato in Russia da V.Tatlin e che ha i suoi principali esponenti
in A. Rodcenko, El Lissitzky, A. Pevsner, Naum Gabo.
I principi teorici sono stati enunciati nel manifesto
redatto da Gabo e da Pevsner nel 1920: "L'arte deve essere basata su due
elementi: spazio e tempo", "il volume non è l'unico concetto dello
spazio". Il Costruttivismo rifiuta un'arte di imitazione e sostiene la
necessità di ricercare forme nuove. Propone inoltre una fusione
tra arte e tecnogia e in architettura, in cui ha un'ampia diffusione, l'affermazione
di un'arte rivoluzionaria che si collochi in una nuova dimensione sociale.
Date di riferimento:
1914 | Marinetti va in Russia per una serie di conferenze |
1915 | Malevitch redige il Manifesto del Suprematismo |
1920 | Manifesto del Costruttivismo |