Novella dell'avventuriero,
di Arthur Schnitzler (Adelphi, Milano 1999),
traduzione di Rosella Carpinella Guarneri.

16 settembre 2000

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E' l'ultimo lavoro di Schnitzler, postumo, incompleto, e nell'andare
delle cose si riconoscono le cadenze del doppio sogno e del Casanova,
forse un po' stanche, che non sempre arrivano in fondo, ma in una
scrittura tonda e completa.

Anselmo si libera con la peste, si chiama Rigardi e viene da Bergamo,
nel 1520. La morte dei due genitori lo fa partire, vivere, poi morire
(ma questa parte non e' stata scritta, quindi, per noi, Anselmo e'
vivo).  

Da ricordare l'incontro con i banditi, l'oste morto, le donne ambigue:
faticosa Anita, ed il conte Raspighi quando ritorna, simpatico Geronte
che sa quando la gente morra', il secondo esatto, e glielo dice, la
figlia non poteva che chiamarsi Lucrezia, doveva essere molto bella e
confusa lo sembrava soltanto.

Un testo che si puo' rileggere.

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