Big Trouble,
di Dave Berry,
Berkley Group, 2001.

11 febbraio 2001

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I vizi uno se li sceglie, se una terribile volonta' genetica non
decide ad obbligarlo ad un vizio particolare (che non e' un caso
fortunato). Io fra i miei vizi, probabilmente non genetici, ho gli
articoli di Dave Barry.  Ogni volta che sono in America e mi capita un
qualunque quotidiano cui Dave Barry sia affiliato (sono tanti) lo
leggo e rido. Rido come un pazzo, di solito, e sono contento. Questa
volta c'e' un articolo di Dave Barry affisso sul frigorifero del
dipartimento che sto visitando, racconta come le tariffe delle
compagnie aeree siano fissate dal pollo Rudy che becchetta a caso su
tasti di computer, su cui sono stati appoggiati dei chicchi di grano.
Sono bei momenti, ora che Safire sul New York Times e' diventato
veramente troppo ciecamente di destra, e non riesco piu' a leggerlo.

Ora Dave Barry ha scritto un romanzo, "Big Trouble". L'ho letto in due
giorni, e' uno di quei libri da cui e' difficile staccarsi. Dave Bary
racconta all'inizio di come gli sia stato difficile avere una trama,
ma non e' la trama, forse, il problema maggiore di questo libro
divertente e' piacevole (non c'e' molta trama, ma non e' detto serva
sempre una trama).  Forse il problema maggiore e' che la forza che
serve per un libro e' molto piu' grande di quella che serve per un
articolo, e dopo 300 pagine la vita e' molto piu' difficile che dopo
una colonna e mezza. Ma ho letto "Big Trouble" in due giorni, e mi
sono divertito molto.

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