E' stato cosi', di Natalia Ginzburg, (Einaudi, Torino 1947 e 2001) 17 giugno 2001 (a Creta) Nella sua introduzione Natalia Ginzburg e' troppo dura verso una storia che mi sembra bellissima. "Se tu fossi piu' felice avresti scritto un racconto piu' bello" non lo so, forse anche si' ma forse no, questo racconto e' bellissimo. Bella l'anima della giovane professoressa, moglie, mamma, bella la persona, la testa, la vita, la solitudine. Bella la figura di Alberto, quel vecchio, i riccioli, le mani, le sigarette, Rilke, i disegni, giovanna e non giovanna. Alberto e' nullo, un turacciolo nel mare in tempesta, o crudele, o dolce e sinceramente premuroso, per esempio nel suo non partire piu' dopo la tragedia familiare. Alberto parte molte volte ma non parte mai, e va via come non avrebbe voluto. Perche' e' debole. Sono, ripeto, figure tanto vere, molto complesse nella loro semplicita'. Poi Francesca, ed i suoi amanti, e Giovanna che era bella, e che riesce solo con fatica a farsi odiare dalla moglie. Anche Augusto, e si', avrebbe potuto essere un amante, forse avrebbe dovuto, ma le cose cambiano piano, le cose succedono piano. Le virgole alla fine ci sono. E non trovo che il colpo di pistola sia irrilevante, un fatto minore: il colpo di pistola, iniziale o no che sia, definisce gli avvenimenti e sintetizza l'infelicita'.