Harry Potter and the Chamber of Secrets,
di J. K. Rowling
(Bloomsbury, London 1998)

Ho detto che non capisco perche' Harry Potter funzioni, ma che mi
attira: sono al secondo, presto al terzo, e dovro' nascondere il
quarto da qualche parte per non essere troppo presto alla fine di
tutto. 

Ma e' vero che non capisco perche' mi tenga legato. La storia non e'
significativa, alla fine non resta quasi nulla, non una parola, non un
fatto, non un'azione che dicano e vogliano farsi ricordare.

Questa seconda parte mostra un po' la corda (sempre ricordando che,
tutto questo detto, l'ho letta in due o tre giorni quasi senza
smettere). 

Le Mandragole mi sono sembrate troppo inusitate nella loro descrizione
antropomorfa, e di Dobby, l'elfo casalingo, ho amato la riconquistata
liberta', ma l'ho trovato in fondo un po' noioso.

Dov'e' il trucco, dov'e' la dipendenza? Vedremo meglio al prossimo.