Sudore,
di Jorge Amado
(Einaudi 1999)

Tante storie, nel dramma di una miseria impensabile, di condizioni di
vita difficili a concepirsi. In un grande palazzo, con quattro piani,
anzi cinque, un cortile, grande, e delle baracche al pinao terra.

La ragazza sordomuta, lei cattiva, quasi la sola cattiva, in un
paesaggio dove c'e' troppa disperazione per lasciar posto alla
cattiveria. E' italiana la signora che gestisce i subaffitti, italiana
ed anche medium, riconosciuta.

Sono le scale ad unire gli inquilini, lontani per il resto. Le scale
buie, con i topi che passano, grassi (solo uno allevato dal mendicante
che dorme nell'atrio, indipendenti gli altri), con l'odore di urina
cosi' feroce.

Il vecchio anarchico spagnolo passa per le scale, e solo lui ignora il
feticcio davanti al quale gli altri inquilini si fermano.

L'anarchia e l'idea, cosi' vaga, di rivoluzione sono una presenza
costante, e Linda cresce cosi'. Sono forse una speranza, la sola,
certo, ma non c'e' molta speranza.

I tanti ritratti, belli, non crescono forse abbastanza, ed il quadro
resta un po' incoerente. Io sono comunque stato molto colpito.