In Italia, con lo slogan ritorno al privato, le università dovrebbero diventare finanziariamente autonome e procurarsi da sole le entrate per portare avanti l'insegnamento e la ricerca. In questo contesto, un forte taglio ai contributi statali costringerebbe l'università (semplicemente per pagare gli stipendi ai professori) ad alzare enormemente le tasse di frequenza fino ad arrivare a cifre dell'ordine di una decina di milioni per anno. Una gran parte della popolazione italiana non avrebbe più la possibilità di ricevere un'istruzione universitaria.
La maggior parte delle industrie italiane importano i brevetti chiavi in mano dall'estero, ed è illusorio pensare che esse siano disposte a finanziare, al posto dello stato, la ricerca italiana. La ricerca italiana ha tanti difetti: coesistono settori estremamente avanzati, con un forte prestigio internazionale, con settori dominati da mafie locali di infimo livello scientifico. Una riforma è assolutamente necessaria, ma la cura che ci suggerisce Berlusconi (e le persone alle quali pensa di affidarla) porterebbero al rapido decesso del paziente.